“Google, cerca sostenibilità”
Queste righe sono per gli animi curiosi, per gli amanti delle storie, per i viaggiatori e soprattutto per chi non sa nulla di sostenibilità.
ANNA
- Google, cerca “Sostenibilità”.
Ma porca miseria, è mai possibile che nel 2020 una persona mediamente informata non sappia il significato di sostenibilità? Così avresti dovuto rispondermi, Google, e invece no, da remissivo quale sei ecco schermate e schermate di definizioni, un mare enorme in cui galleggiano parole come ambiente, economia e sociale. Tanti concetti che mi confondono ancora di più e a dirla tutta, mi annoiano a morte. Mancano le storie, mi dico, mancano le persone, quelle che fanno i progetti e di cui i progetti sono fatti.
E ce ne sono alcune che ti insegnano più di mille ricerche su Google.
Questa è la storia di Anna, ma anche la storia di Irene. Ed è la storia di altre 142 persone.
Anna studia Economia, si laurea e parte come volontaria per l’India e Haiti. Torna a casa, in quel di Verona, e la sua città le appare diversa. Comincia a notare anche lì storie di violenza e esclusione, nascoste tra le periferie di uno dei luoghi più belli d’Italia. Lì vivono quelli che la società allontana, quelli per i quali trovare un lavoro è a dir poco impensabile, le vittime di tratta o di violenza, i carcerati, i disoccupati over 50. Gli ultimi. Loro sono considerati un tassello non importante nella macchina economica italiana, nessuno se ne occupa, nessuno li forma, nessuno ci crede. Allora Anna ripensa all’India, alle donne che ha conosciuto e a come le ha aiutate e decide di crederci lei in quelle persone. Raggruppa degli amici, parlano di etica, di impatto ambientale, di qualità, e nel 2013 nasce Quid, una cooperativa che ha come scopo rendere sostenibile un settore in cui di solito la sostenibilità non ha spazio: il settore della moda.
Ma come fare a unire qualità e solidarietà? Perché parliamoci chiaro, tutti abbiamo ricevuto delle discutibili bomboniere solidali almeno una volta nella vita, e il concetto di “bello e buono” ci fa spesso arricciare il naso. Pensiamo ci sia qualcosa sotto, che il prodotto sia così così, che la qualità non sia alta. Ed è invece sulla qualità a cui Quid punta e per farlo contatta delle grandi aziende di moda, quelle dalle stoffe pregiate, e gli espone la sua idea: recuperare le loro rimanenze di tessuto e dargli una nuova vita attraverso il lavoro proprio di quegli ultimi che la società ha messo in un angolo.
In sostanza Anna decide di rivoluzionare il concetto di moda, non si pensa più prima alla collezione e in seguito ai tessuti, ma partendo dal tessuto si disegna la collezione.
Qualità non è solo materia prima, ma anche forza lavoro ed è per questo che Quid crea dei laboratori sartoriali, dei corsi di formazione, e li promuove nelle carceri e nelle comunità. Investe proprio lì, per poi assumere al suo interno e offrire a quelle persone una dignità lavorativa.
Tra loro c’è anche Irene (nome di fantasia).
Irene è nel carcere di Montorio quando inizia a frequentare il laboratorio sartoriale di Quid e scopre che il cucito la appassiona. Si impegna, affina la sua manualità e nel 2014, finita di scontare la pena, viene accolta nella sede produttiva di Anna. Poi però Irene ha una ricaduta. Si rifugia di nuovo nell’alcol e non si presenta al lavoro. E qui sta la differenza tra un’impresa socialmente sostenibile e una non: Quid non abbandona Irene, ma la accompagna nella riabilitazione, finché non ne esce definitivamente.
Ora è una delle responsabili di produzione.
Lei è solo un esempio delle tante storie che gravitano all’interno del progetto di Anna che oggi conta 142 dipendenti di cui il 70% sono persone con trascorsi di fragilità.
Ora siamo nel 2020, con una pandemia in corso, e Quid ha dovuto chiudere i suoi punti vendita per diversi mesi. Nel frattempo ha deciso di riconvertire parte della produzione per la creazione di mascherine lavabili certificate, così da diminuire l’impatto ambientale di mascherine usa e getta.
Anna è una ragazza normale, ma mentre molti stanno sdraiati sul divano a chiedersi come il mondo cambierà dopo la pandemia, lei quel mondo lo sta già un po’ cambiando. E senza dover aspettare che sia un virus a rendere tutti migliori.
MARIA SOLE COCHIS